scritto in occasione della mostra ART BAG | Collezionare Arte divertendosi
presso Spazio Rizzato – Marano Vicentino (VI)
visitabile dal 22/02/2019 al 16/03/2019
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Storie di collezionismo
Negli ultimi 10 anni sono entrata in contatto con molti collezionisti, tutti diversi fra loro per età, genere, professione, località, motivazioni, aspirazioni… e mi sono chiesta spesso che cosa li accomunasse, se poteva esserci uno stesso fattore alla base di collezioni tanto differenti.
Con la rubrica Parola di Collezionista, online dallo scorso settembre 2017 su Collezione da Tiffany, ho iniziato a chiederlo pubblicamente e direttamente a loro.
Ho incontrato storie di collezionismo nate in famiglia e cresciute, cosa non proprio così scontata, dando vita a percorsi del tutto personali e con esiti impensati che, a volte, sono diventati delle vere e proprie scelte di vita.
Con alcuni collezionisti abbiamo discusso gli aspetti positivi e negativi delle nuove tecnologie e il ruolo del web nella diffusione e nel commercio dell’arte, ragionando molto sul legame, sempre centrale, con le persone che stanno dietro l’interfaccia virtuale.
Con altri si è parlato invece di finanza e amore, di cucina e amore, di futuro e amore, e ancora di innamoramento, fin dal principio.
Qualcuno ha esplicitato anche, senza troppi giri di parole, la finalità pubblica di cui l’arte deve essere investita e la responsabilità del collezionista, mecenate o imprenditore, in questo processo che parte dalla vita di tutti i giorni per ritornare alla vita di tutti giorni.
Nel mio originario tentativo di dare un senso al collezionismo, a quello ampio e disparato, umano e a volte folle, avevo individuato alla base tre grandi gruppi.
3 tipi da collezione:
- l’innamorato: Romeo quando incontra una Giulietta che lo fa impazzire di gioia, se la porta a casa e basta, senza pensarci troppo. Lei gli piace così tanto che la sta già visualizzando nella sua ubicazione semplicemente perfetta, basterà spostare qualcosa chissà dove in qualche modo… La visione, il colpo di fulmine, il gusto, l’istinto e nulla più.
- l’analitico: Enrico ha pensato molto al significato dell’arte, ha letto una biblioteca intera e potrebbe scrivere egli stesso un trattato. Sa esattamente quale pezzo manca al puzzle che ha costruito con tanta devozione: ha scelto l’anno di creazione, le misure, la tipologia, lo stile… Però purtroppo quello che cerca non è disponibile.
Ce n’è uno dell’anno seguente, un po’ più grande, con tonalità simili, ma Enrico non vuole saperne: vuole il “suo” pezzo mancante o niente.
E intanto si rimette a studiare per una nuova ricerca… - il mercante: Oro, gemme, spezie, tessuti, semi… gli occhi di Marco si riempivano di gioia quando ammirava cotante ricchezze! Doveva solo scegliere che cosa trasportare, quale merce era la più conveniente per dimensioni, peso, qualità, prezzo di acquisto e considerare a quanto avrebbe potuto rivenderla, una volta arrivato a destinazione, nel momento di massimo favore.
Nel frattempo poteva anche tenere tutto accatastato e imballato per occupare meno spazio possibile e poter così accumulare sempre più profitti.
Oggi forse potrei aggiungere il benefattore: Lorenzo, o il costruttore: Gaetano… ma la verità è che esistono altre mille sfumature e infiniti casi umani, senza perdere di vista la domanda di partenza, molto semplice, come la risposta.
Cosa cerca un collezionista?
Il collezionista cerca una storia: dell’artista, dell’opera, del percorso dell’artista e di quello dell’opera, delle gallerie, dei premi, dei numeri, dei testi, dei cataloghi, delle persone, delle madri, dei figli, dei compagni, del mondo intero.
Il collezionista cerca di riconoscere la propria storia, per vedere un pezzo di sé nello specchio dell’opera, per ricordarsi di quel piccolo pezzo e tenerselo sempre stretto.
Una in particolare trionfa su tutte le altre storie che ho incontrato fino a oggi, e il caso vuole anche che sia perfetta per questa occasione trattandosi di una collezione composta interamente da edizioni, proprio come le opere moltiplicate di ART BAG.
È la storia dell’immenso Gio Batta Meneguzzo del Museo Casabianca di Malo (VI), che ha reso accessibile al pubblico la propria collezione fondata sull’ascolto incondizionato dell’arte, delle persone, di sé stesso… della vita.
Tutti noi possiamo essere collezionisti perché coltivare l’arte significa seminare il futuro in ogni casa, per renderlo ogni giorno un po’ più simile a come ce lo immaginiamo.
Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.
All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.
È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
Peppino Impastato
Leggi anche la mia Lettera di fine anno: che cosa ho imparato dai collezionisti, online su Collezione da Tiffany (27/12/2018)