Arte interattiva, arte elettronica e robotica precristiana
Immagino che anche tu senta parlare di robotica precristiana per la prima volta.
Ho indovinato?
Io non la conoscevo, eppure la sua storia ha inizio molto molto tempo fa.
Ma te ne parlerò dopo.
Ora ti racconto il mio incontro con le sculture che osservano di Ale Guzzetti – pioniere dell’arte elettronica interattiva.
Cosa c’entra? Continua a leggere, vedrai che alla fine ti sarà tutto chiaro.
L’incontro
Lo scorso sabato 06 maggio ho fatto una visita a Valmore studio d’arte (non è un mistero: collaboriamo fin dal 2008) per l’inaugurazione della tanto attesa mostra del maestro Ale Guzzetti – anche se lui non si definisce affatto tale!
Nato nel 1953 a Tradate (VA), interviene nella manipolazione di circuiti in senso relazionale e formale fin dal 1983… non temere, rimando alla biografia pubblicata sul suo sito, senza proporti l’ennesimo riassunto.
Conoscevo alcuni suoi lavori abbastanza bene: vetri parlanti, pitture sonore, drawing machine, techno gardens, eppure mi son resa conto di quanto in realtà non conoscessi affatto le opere di Ale Guzzetti.
Appena entrata in quei luoghi a me tanto famigliari, l’atmosfera si è fatta subito straniante: 3 sale piene di apparecchi scultorei con occhi alieni che ti fissano dal futuro.
Per non parlare dei suoni e dei frastuoni!
Come puoi immaginare (ma te lo spiego in ogni caso) le sculture sonore emettono appunto dei suoni al passaggio del pubblico, ne rimodulano le voci combinandole insieme ai rumori che captano anche dall’ambiente che le circonda.
Questi organismi dotati di linguaggio autonomo hanno contribuito molto a catapultare il visitatore in un universo parallelo:
l’attimo prima eri in una stimata galleria d’arte di Vicenza, l’attimo dopo in qualche frangente del tempo e dello spazio.
La sensazione quasi di distacco metafisico era diffusa, ma accompagnata da divertimento e molta curiosità.
Il dialogo
Superata questa prima fase di ambientamento, mi accosto alle statue alla ricerca di un dialogo.
Una di queste sussurra metallica «Welcome to the future», spuntando dalla parete come un ragno appeso alla sua tela.
Majorino al contrario modula i suoni della stanza con assoluta umanità tanto che, nel silenzio carico di attenzione, il pubblico si girava a turno per zittire chi stesse disturbando a voce così alta le tanto attese parole di presentazione della mostra.
Queste sculture interattive ti guardano e rispondono, parlano: è impossibile non tentare di instaurare un discorso!
Inizia un gioco di ruolo fatto di occhiate strategiche e movimenti di esplorazione verso un osservatore sconosciuto che ricambia ogni tuo tentativo di approccio in un modo tutto suo e non prevedibile .
Dunque una via di comunicazione a doppio senso dove le carte si scoprono una alla volta, e proprio in questo continuo rimando di intenzioni sta il fulcro della ricerca sottesa alle opere di Ale Guzzetti: il legame tra arte, tecnologia e natura umana.
La sua è un’indagine molto seria che deve però scontrarsi con il suo lato ludico.
Ed è così che allineata alle pareti trovo una serie di “parodie robotiche” raffiguranti illustri personaggi, reali o immaginari che siano, di un passato che torna a vivere in questo presente proprio negli occhi osservanti di Cyrano de Bergerac e Cleopatra, di Dante Alighieri e Pinocchio.
Arte Tecnica e Spiritualità
Arte, tecnica e spiritualità sono spesso state contrapposte e descritte come antitetiche negli strumenti e negli obbiettivi.
È possibile invece trovare radici storiche comuni e profonde, metodi condivisi e potenziali sinergie atte ad ipotizzare oggi un’arte sincretica.
Sono le frasi di esordio del testo che Ale Guzzetti ha scritto nel 2007:
GLI DEI DELLA TECHNICA CURIOSA / SINCRETISMO DELL’ARTE ELETTRONICA.
L’artista usa oggi la tecnologia come strumento di indagine filosofica e scientifica attraverso le domande dell’umanità: il tempo, lo spazio, la natura, il sogno, l’universo, il divino.
In ogni tecnologia è sottesa, all’apparente razionalità, una spiritualità che ricerca motivazioni ultraterrene.
E ancora:
È evidente come molti autori di grandi invenzioni sono stati credenti profondi: lavorando spesso su motivazioni spirituali hanno spesso scelto, come gli artisti, sistemi non convenzionali di conoscenza.
E molti altri artisti, inventori, tecnici e scienziati hanno sempre attinto alla spiritualità come un’attitudine
Un filo continuo quindi che unisce arte e tecnologia, tecnologia e natura, scienza e umanità, ragione e spirito.
Un unico processo cognitivo in cui le associazioni non si dividono più tra logiche e sensoriali, ma si legano generando contesti nuovi, virtuali, digitali in cui è possibile sperimentare i non-limiti del corpo umano, che è così anche mente.
Per capire meglio quel che ho appena scritto, devi leggere il concept dell’artista.
La robotica precristiana e il tempo non assoluto dell’arte
Ci siamo. Siamo arrivati al momento in cui l’artista in persona pronuncia le parole magiche, quelle che hanno generato tutto questo mio scrivere: ROBOTICA PRECRISTIANA.
Il pubblico in sala ammutolisce, sgrana gli occhi e spalanca la bocca.
Quella che ci racconta Ale Guzzetti è una storia senza tempo che non fa distinzione tra antico / medievale / moderno / contemporaneo e attuale, ma è un ciclo unico e continuo come quello della vita.
Ci parla della biblioteca di Alessandria (III secolo a.C.) e di congegni meccanici inventati dall’uomo in grado di svolgere autonomamente azioni che riproducono il lavoro umano, come l’apertura di una porta o l’accensione di una fiaccola.
La mitologia greca (e non solo) è piena di questi esempi.
Se vuoi approfondire puoi leggere I Robot degli Antichi Dei.
Subito la mia immaginazione vola alle Piramidi, ma Ale prosegue veloce con fontane, giochi d’acqua e meccanismi idraulici ed eolici per arrivare alla vasta produzione di invenzioni di Leonardo Da Vinci.
E cosa credete che siano le sue macchine se non un modo di fare robotica con un diverso grado di coscienza, conoscenza e consapevolezza della scienza?
«Leonardo era il re di tutti gli effetti speciali di tutte le feste mondane!» scherza leggero Ale Guzzetti, con parole simili a queste. E ci ride su, mentre nella mia testa Gandalf il grigio esplode magici fuochi d’artificio per il compleanno di Bilbo Baggins alla Contea…
(perdona la divagazione letteraria.. ma davvero non l’hai visto anche tu?)
Questa è la sfida dell’uomo, lo è sempre stata: indagare sé stesso e la sua relazione con l’altro, attuando, inventando, creando nuovi mondi.
Che cosa è un robot se non lo specchio dell’umanità tutta?
E’ bastato questo per spiegare a tutti la sua arte.
Ammettilo: se te l’avessi detto all’inizio mi avresti presa per pazza.
Immaginazione come creazione
Io resto fermamente convinta che l’immaginazione è il motore che muove il mondo, alla base di una qualsiasi storia, o narrAzione come piace dire a me.
Il robot è il frutto di approfondite conoscenze tecniche, ma la tecnica da sola non avrebbe portato a niente senza quel piccolo sforzo immaginativo originario.
Ho fatto una breve ricerca online su questo tema, ma non ho ottenuto chissà che risultati.
Del resto Ale Guzzetti l’aveva detto che il mondo accademico non era pronto!
Forse nemmeno noi siamo pronti per un’arte di questo tipo, o forse non sappiamo di esserlo già.
A te la parola!