Si svegliò di soprassalto tutta sudata, come era solito accadere spesso.
Aveva avuto un altro di quelli che definiva blackout. Era come se avesse una gemella che le abitava dentro, che veniva ad addormentarla alla sera e, appena si abbassava la soglia di coscienza, ecco che questa coinquilina prendeva il sopravvento. Non ci poteva fare proprio nulla, da quel momento assisteva impotente ai fatti, come quando si guarda un film: si parla ai protagonisti, si urla loro di non aprire quella maledetta porta… ma invano, tutto prosegue inesorabile sotto ai tuoi occhi. A volte, quando appaiono scene che non riesci o non vuoi vedere, li chiudi e osservi il buio.
Si rannicchiò seduta sul letto, appoggiò il mento alle ginocchia e le abbracciò, cercando di ricordare cosa fosse successo quella notte, ma le immagini erano vaghe e confuse.
“Sono in un bar, credo di non esserci mai stata prima.
Sono appena entrata e mi trovo davanti un bel ragazzo, in disordine e palesemente alticcio. Sta danzando una musica totalmente estranea a quella che suona nel locale, come per imitare qualcuno. Deve trattarsi di un tango o qualcosa di simile. Sembra molto divertente.
Mi avvicino ed inizio a ballare, o meglio, ci provo. Poi mi siedo accanto a lui e bevo lo stesso bicchierino denso. Mi resta in bocca un sentore lontano di liquirizia e anice, misto a qualcosa di dolciastro. Chissà che porcheria dev’essere stata, ecco spiegati i vuoti della mia memoria..
Lo ascolto. Come si racconta solo ad un emerito estraneo, mi parla della sua vita perfetta e mendace, costruita sulla recita di un amore vuoto e di un lavoro comodo. Lo sento abbandonarsi al ricordo di quel tempo in cui non si era ancora venduto a quel diavolo.
«Ma come è successo che ho smesso di sognare? Quand’è che mi sono trasformato in quest’inutile burattino?» esclama sopraffatto dallo sconforto, e butta giù un altro bicchierino.
Provo un’immensa tenerezza, sembra un bambino impaurito nella sua camicia Valentino e nel completo Armani. Si direbbe un giovane uomo che ha già ottenuto molto dalla vita, mentre invece non gli è rimasto proprio niente.
Anche la mia gemella parla del suo essere incatenata ad un corpo che non le appartiene, costantemente soggiogata alla volontà di un’altra. Gli dice che sopravvive aggrappata a questi pochi momenti di libertà, convivendo per tutto il resto del tempo col desiderio di vivere sempre acceso.
Non credo che lui capisca molto, è troppo ubriaco, ed è proprio per questo che lei gli racconta tutto.
Poi il buio.”
Lisa allora aprì gli occhi.
Si trovava nel suo appartamento e la testa mozzata di Jack le sorrideva dal comodino.
Il Cervello Bacato (@CervelloBacato1) 9 Ottobre 2015
Uff, niente, t’avevo lasciato un commento ma non si è salvato. Riscrivo. Racconto piaciuto, il tema del doppio mi affascina tantissimo. Però un suggerimento, e non guardarmi male ti prego 😀
Il fatto che venga spiegato tutto della sua doppia natura fin da subito forse lo sminuisce un po’. Se tu per esempio non dicessi nulla, ma lo facessi intendere a chi legge solo vedendo le azioni di lei che si sveglia e ricorda, renderesti tutto molto più… vivo:) Come se fosse il lettore stesso a svegliarsi e ricordare e capire.
Col colpo di scena finale poi, avrebbe ancora più effetto.
alicetraforti 9 Ottobre 2015
Ciao Cervellino! Ho apprezzato tantissimo il tuo consiglio, cercherò sicuramente di applicarlo! Non si smette mai di imparare eh? Grazie 🙂
PS: sapevo che questo ti sarebbe piaciuto 😉
Ivano Landi 10 Ottobre 2015
E’ piaciuto pure a me, anche se non ho consigli da darti. Meno male che c’è cervello 😉
Ivano Landi 10 Ottobre 2015
Anzi: Cervello.
alicetraforti 10 Ottobre 2015
Grazie Ivano!
Qualsiasi pensiero, basta che sia sincero 🙂
Cervello è una gran cosa 😉
Anche cervello!