in Lahar Magazine | sezione online del numero 25 – Ira
Oggi non sono incazzata per niente.
Reduce da due meravigliosi giorni di vacanza, trascorsi semplicemente facendo quello che mi piace, non sono incazzata proprio per niente. Mi sembra di essere narcotizzata.
Sono le 15 e 50, e tutto va bene.
Mi trovo in questo bellissimo luogo, in totale relax, a dover scrivere un pezzo sull’ira, nel giorno più pacifico e mansueto della mia vita.
Oggi mi sento un agnellino.
Eppure credevo di avere 10.000 motivi per avercela col mondo intero. So con certezza che queste motivazioni sono talmente reali da sentirle vibrare fin dentro alle ossa, sguazzare nello stomaco e scavare nella testa, giorno e notte.
Oggi si saranno prese un giorno di ferie.
Ho atteso fino alla scadenza del termine, le ho lasciate lì a ribollire, a gonfiare tante piccole molecole di rabbia. Volevo tenderle all’inverosimile, fino al limite estremo della fisica per poi vederle esplodere e frantumarsi in milioni di particelle di atomi infinitesimamente più piccoli.
Desideravo sentirla esplodere tutta in un istante, la rabbia che porto sempre dentro, devastante e nefasta come l’onda nel Vajont.
Mancano 3 giorni alla consegna e tutto tace.
Porca miseria, ma che diavolo mi salta in testa di fare? Quella volta che mi servo incazzosa e posso sparare a zero su tutto senza dar spiegazioni a nessuno, radere al suolo l’intera nazione, sono invece maledettamente serena, come quando in gravidanza gli ormoni mi cullavano dolcemente e qualsiasi cosa scivolava su di me indolore per essere frantumata come sotto una schiaccia-sassi.
E adesso che ca**o racconto a quei quattro in redazione che pure in agosto ci assegnano i compiti per casa? Che poi una a 32 anni deve avere ancora la lezione delle vacanze, magari me la faccio controllare da mamma e papà. Durante le uniche due settimane in cui posso mandare tutto a quel paese e godermi la vita per fare solo quello che mi piace, saltano fuori questi qui con le loro scadenze a rompere.. le uova nel paniere. Ecco, siete contenti adesso?
In fondo a me piace scrivere, e mi trovo alle 23 e 42 ad avere i primi 10 minuti di egoismo puro e solitudine per finire il pezzo.
Ora potrei aggiungere che nel 2015 in Italia si perde ancora il lavoro a causa della maternità, parlare di giustizia sociale, rispetto per la vita, immigrazione, inquinamento e altre 5 o 6 cose, ma l’ira potrebbe sfociare in rivoluzione.
A questo punto accontentatevi, che più di così non ho proprio voglia di incazzarmi. In fin dei conti, oggi, sono un agnello.
Il Cervello Bacato (@CervelloBacato1) 8 Gennaio 2016
Eheh, molto carino e ben scritto 🙂
Che incubo le scadenze cazzo… mi è venuto un po’ di male di vivere a pensarci.
alicetraforti 8 Gennaio 2016
Ciao Davi! lieta che ti sia piaciuto 🙂
Io credo nel lato buono delle scadenze, quello che ti porta a concludere un progetto senza trascinarlo oltre il dovuto. Certo che bisogna viverle bene e non cedere al lato oscuro. Usa la forza Davi!