Mario aveva 12 anni.
Abitava alla fine del villaggio, subito dopo il ponte, dove finiscono le case e inizia il bosco sotto le montagne.
Suo padre insegnava geografia e sua madre era contadina e faceva qualche lavoro di sartoria per la gente del paese.
Si sentiva già grande lui, con quegli occhi ancora puliti e innocenti, e voleva giocare a fare l’uomo.
Partecipava serio ai discorsi degli adulti parlando con la spensieratezza di chi ama correre nei prati senza meta e accompagnava le galline con la costanza di chi insegue tutte le farfalle che incontra.
Una sera, mentre lanciava il suo aeroplano verso il blu, vide arrivare da lontano due uomini con una giacca scura e una lettera. Parlarono fitti e veloci con i genitori e se ne andarono presto.
Il giorno seguente papà lo svegliò all’alba e lo salutò, doveva partire per questioni di lavoro. Gli lasciò un piccolo pacco con un biglietto.
“Chiudi gli occhi e svuota la mente, ascoltando il mondo che si dissolve come una melodia nel vento. Quando il tempo riprende a scorrere, apri gli occhi ed esplora i tuoi sogni.”
Non aveva capito bene il perché di quel dono, e nemmeno il motivo di quel viaggio improvviso e misterioso. Un po’ perplesso, rimise penna e taccuino nel pacchetto e infilò tutto nello zaino di scuola, dove sarebbe stato sicuramente utile.
Di lì a breve cambiarono molte cose: le abitudini, i rumori, le distanze.
La zia e le cugine erano venute a vivere con loro e stavano nel letto grande, la mamma occupava il suo, e Mario aveva allestito per terra una specie di tenda che aveva riempito di cuscini e coperte. Si giocava vicino a casa, a portata di voce, e si rientrava presto, al suono del campanile, prima che facesse buio.
Ora toccava a lui fare l’uomo di casa: badava alle più piccole, andava a prendere la legna, aiutava anche in qualche faccenda. Del resto, lui, era grande.
Le giornate trascorrevano lente e dense, finché, così come se n’era partito, finalmente tornò papà.
Lo vide arrivare a piedi, con lo zaino sulla spalla e il berretto affondato sulla testa. Camminava storto e un po’ traballante, come un bebè ai primi passi. Disse che aveva avuto un incidente durante il lavoro, una brutta caduta o qualcosa di simile, e che col tempo avrebbe potuto di nuovo correre, ma non come prima.
La mamma adesso rideva, mentre il papà piangeva.
Fu un anno davvero strano quello, in paese erano tutti agitati, parlavano molto e ridevano poco, sempre attenti a non farsi sentire, ma lui non era più un bambino.
La scuola finì prima del solito e venne sostituita da gite e giochi nella natura.
Una notte, proprio durante un campeggio nei boschi dietro casa, all’improvviso si accesero luci e bagliori alti nel cielo e sordi rumori rimbombarono nell’aria, che prese ad odorare di polvere e a seccare in gola.
Papà disse che stava arrivando un temporale e fece andare tutti nella grotta lì vicino, dove erano già pronte coperte e lanterne.
Si scatenò una tempesta terribile, senza pioggia, ma fatta di albe, stridori e fiumi di paura.
Fu proprio allora che, nella penombra della grotta, Mario prese il taccuino e la penna dal suo zaino.
Stette per un momento in silenzio a osservare il buio, con le orecchie tese, e, quando non sentì più nulla, prese un bel respiro e iniziò a scrivere e disegnare e raccontare di paesaggi incantati in riva al mare, dove neve e montagne si specchiano chiare nelle acque, illuminate da lune e tramonti, tutto d’un fiato.
Fuori c’era un vero finimondo, ma nessuno sembrava farci più caso.
I visi tesi degli adulti si rilassarono e le bambine, spaesate ed impaurite, smisero di piangere, rapite da quelle storie che traboccavano di magia.
Mario era entrato nella grotta che era un fanciullo e ne sarebbe uscito da uomo.
barbara 3 Settembre 2015
Molto, molto bello.
Brava!
alicetraforti 3 Settembre 2015
Grazie Barbara! <3
Francesca 3 Settembre 2015
ecco questo non è un elenco di cose, visto?… brava!!!
alicetraforti 3 Settembre 2015
Eh eh, ci ho lavorato un po’ dopo la tua osservazione! Grazie 🙂
Alice 83 4 Settembre 2015
Stupendo alice bravissima l’ho letto tutto con un fiato perché ogni parole mi stimolava a proseguire per leggere quello che c’era dopo…
alicetraforti 4 Settembre 2015
Grazie cara! Sono contenta che ti sia piaciuto. Questo è per me invece uno stimolo per continuare! 🙂
Ivano Landi 6 Settembre 2015
Niente da ridire. Mi sembra scritto in modo impeccabile e mantiene vivo l’interesse fino all’ultima riga. Le due caratteristiche fondamentali di una buona scrittura.
alicetraforti 9 Settembre 2015
Grazie @Ivano Landi del prezioso commento. Ho appena iniziato a scrivere racconti, per me è tutto nuovo e qualsiasi confronto mi è davvero utile. Grazie ancora 😉