pubblicato in AreAArte Magazine
2020
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Fabio Refosco: in ogni respiro
(every breathe I take, every move I make)
Tutti abbiamo subito il fascino di una bolla di sapone iridescente, eterea, delicata.
Da bambini ne abbiamo rincorse migliaia e da grandi ne abbiamo soffiate altrettante per i più piccoli, consapevoli che alcune durano più di altre, prima di infrangersi.
liturgia delle bolle di sapone
Il percorso artistico di Fabio Refosco (1968, Trissino – Vicenza) è stato fin dal principio una corsa spontanea verso una bolla da scoppiare, verso un sogno costruito da zero con le proprie mani.
Le sue bolle sono infatti create con cura a partire da saponi, resine e inchiostri selezionati e trattati senza seguire manuali di istruzione, ma grazie a un personale ricettario sperimentale, messo insieme tentando combinazioni e testando risultati.
Nel tempo, l’artista ha dato vita anche a una successione di gesti premurosi e attenti, allenati e in un certo senso domati, ma non per questo sterili o seriali.
Come in una liturgia, ogni movimento è parte integrante del processo creativo, immerso nel flusso più ampio dell’esistenza.
Dalla mano che guida il bubble maker al soffio che gonfia la bolla, ogni azione è determinata dal moto dell’animo del suo autore, che si imprime nell’opera e la definisce nei minimi dettagli compositivi.
il percorso: dal figurativo al gesto
Formato da autodidatta, Fabio Refosco inizia subito a confrontarsi con tecniche artistiche di discipline diverse, passando gradualmente dal figurativo all’astratto, fino a trovare nella carta e nell’inchiostro i medium più adatti a soddisfare una necessità gestuale sempre più impellente, indomita e impavida, che lo porta presto a prendere in mano strumenti meno tradizionali.
Nel 2008 cadono definitivamente le briglie della descrizione e compaiono pennellate veloci quasi esclusivamente di nero, segni, graffi e stesure a pressione in una varietà di gesti liberi e liberati che, direzionati con il peso e il movimento di tutto il corpo, si fanno spazio sulla carta prediletta, che li assorbe e li respinge allo stesso tempo, rivelando le forze vitali nascoste nel liquido.
Il corpo dell’artista si fonde con il corpo dell’opera, e viceversa, in un mix equilibrato di causa, effetto e casualità in cui risulta fondamentale il ruolo dell’istinto, lo stesso che spinge ogni bambino a rincorrere una bolla, finché non si rompe.
Nella corsa esasperata verso le estreme conseguenze di un fare arte sempre più svincolato, il ciclo delle Margherite (2015-2016) assume un’aria inaspettatamente drammatica e poetica proprio nel contrasto tra la violenza della corda, imbevuta di inchiostro, che sferza il foglio immacolato, e la liricità dell’immagine che vi resta impressa.
L’artista si concentra allora sull’istante in cui si realizza l’alchimia tra l’atto programmato, il segno deciso e lo schizzo libero, l’attimo in cui si sprigiona una potenza che non è possibile controllare del tutto, in cui permane una componente di imprevedibilità che costituisce il fattore determinante di tanta fragile bellezza: l’esplosione.
essenza delle bolle di sapone
Così Fabio Refosco inizia finalmente a scoppiare le bolle, esalate con la propria essenza.
Da qui in poi, il rituale preparatorio si fa più raccolto e meditativo, accogliendo umori e riflessioni nella cassa toracica per poi espellerli tutti insieme, con aria lenta o con un impeto di fiato, iniettando gioia, dolore, rabbia, incertezza, speranza in ogni bolla.
Soffio dopo soffio, l’artista mette al vaglio le infinite potenzialità del momento di rottura in una serie di esplosioni “controllate”, con miscele dedicate, nuove carte e qualche rara prova colore.
Schizzi, scie e gocciolamenti diventano gli elementi costitutivi di un linguaggio rinnovato e assumono un’inedita valenza costruttiva, direzionata secondo un progetto tecnico, insieme a complesse architetture di combinazioni e sovrapposizioni, sfumature e atmosfere liquide dilatate sulla superficie del foglio, dal micro al macro.
Alla sperimentazione più pura, si affianca una ricca produzione immaginifica che da forma a un intero universo visivo fatto di rimandi alla biologia, alla fisica, alla chimica, quasi a disegnare una nuova enciclopedia sui massimi e minimi sistemi.
Nelle grandi Foglie, nelle Teste e nei Pianeti, negli Organismi, negativi a metà tra un referto clinico e un diario personale, si tratta sempre di inseguire e condensare su carta i riflessi cangianti, la levità e l’evanescenza di una bolla, di rincorrere la forza vitale e fermarla in tracce di inchiostro, dove poter osservare l’unicità di ogni attimo che compone l’esistenza.
Ad ogni bolla che esplode, nero su bianco, il sogno diventa reale.